Il look Teal-Orange in DaVinci Resolve

Ecco una delle tecniche più rapide, semplici ed efficaci per lo sviluppo di un look teal-orange in DaVinci Resolve. Il tutto si fonda sul Color Warper in modalità Luma-Chroma e può al limite richiedere il supporto di pochi altri effetti base come le Wheels e le diverse tipologie di Curves.

Nel video qui di seguito gli effetti vengono spinti ben oltre i limiti normalmente rispettati per un qualsiasi tipo delivery che non sia un tutorial YouTube. Nonostante questo le immagini non subiscono rotture, non mostrano artefatti di alcun genere. Questo accade quando si lavora con file di alta qualità, in questo caso dei BRAW 12-bit a compressione 3:1. Se avessi utilizzato per la dimostrazione un video 4:2:0 8Bit sarebbero sicuramente emersi problemi di banding, macroblocchi di pixel e quant’altro.

Ciò non significa che la tecnica in discussione non sia utilizzabile con file di bassa qualità. Significa solo che più il girato ha un basso livello di campionamento e profondità colore, più è necessario far attenzione e avere mano leggera quando lo si lavora. Questa è un’indicazione che vale per qualsiasi intervento di color grading.

Ci tengo a sottolineare quanto sia importante che l’estetica di un film venga decisa in pre-produzione, portata avanti nel corso delle riprese e solo rifinita in fase di color grading. Imporre un look a un film una volta giunti in post produzione, magari lottando contro la natura stessa del girato, conduce quasi inevitabilmente a risultati artificiosi, distraenti e disfunzionali. Credere che l’approccio del totale fix it in post possa rappresentare un metodo adeguato per ottenere risultati accettabili quando si tratta del look complessivo di un’opera cinematografica significa ignorare completamente quale sia il lavoro realmente necessario alla realizzazione di un film.

Teal-Orange, cinema e teoria del colore

Quando si parla di teal-orange in ambito color grading s’intende un’intonazione cromatica fondata sul contrasto tra i colori complementari turchese e arancione. Questo tipo di contrasto cromatico è particolarmente richiesto in campo cinematografico perché permette ai volti degli attori di risaltare all’interno delle immagini. Il loro incarnato, che per natura è caratterizzato da una qualche tonalità di arancio, spicca se immerso in un ambiente di colore opposto, com’è appunto il turchese.

Molti ritengono che al cinema l’estetica teal-orange sia stata abusata nel corso degli anni e per questo capita che i colorist storcano un po’ il naso quando ne sentono parlare, ritenendola una soluzione spicciola per conferire al girato un qualche tipo di “look cinematografico” senza che questo trovi effettiva giustificazione nella storia. Inoltre, nell’ambito del cinema indipendente, il teal-orange è stato spesso forzato in immagini che non si prestavano a una simile elaborazione, col risultato di produrre un impatto visivo che appariva come la fallimentare imitazione estetica di film decisamente meglio prodotti.

Il look Teal-Orange nella color suite

Uno dei sistemi più diffusi per imporre un look teal-orange al girato è quello di utilizzare la Wheel del Gamma per iniettare dell’arancio nei mezzi toni, dove abitualmente risiedono gli incarnati, e di spingere del ciano nelle ombre e nelle alte luci con le Wheel del Lift e del Gain. Così facendo si carica l’immagine di contrasto cromatico, ma se questo tipo d’intonazione non è già presente nelle immagini è facile ottenere risultati innaturali.

Va poi considerato che quando l’intera produzione non è stata studiata per un determinato look è normale che in post produzione si riesca ad avvicinarsi a quel look ora più ora meno ora per niente in base alle scene, dando così vita a un film estremamente discontinuo sotto il profilo estetico.

Uno degli indizi più chiari di un teal-orange eccessivamente spinto in fase di color grading sono le sclere bluastre, in quanto raffreddando le alte luci è comune che il bianco degli occhi degli attori venga affetto dall’elaborazione. La cosa può ovviamente essere mitigata o persino annullata tramite maschere, ma è facile immaginare la mole di lavoro che una simile accortezza richiederebbe all’interno di un intero film.

Più semplice e dagli esiti più naturali è limitarsi a raffredare le ombre, che già in natura hanno temperatura colore più alta delle zone illuminate. Così facendo, sottraendo del rosso e/o iniettando del blu e del verde nelle basse luci e aggiungendo dell’arancio sui mezzitoni a controbilanciare, quindi anche solo lavorando un po’ con le Wheels Lift e Gamma, è possibile introdurre del contrasto cromatico in immagini che non ne hanno a sufficienza. Prima dell’intervento colore, per aumentarne l’efficacia, può essere utile alzare il contrasto luminoso dell’immagine accentuando la separazione tra ombre e mezzitoni, semplicemente abbassando il Lift, alzando il Gamma e aggiustando il Gain di conseguenza, quindi continuando a utilizzare soltanto le Wheels dei Primaries.

In alternativa alle Wheels, per un intervento più mirato si può ricorrere alle Curve YRGB, uno strumento col quale è facile evitare che i bianchi e i neri si colorino, perdendo neutralità anche a fondo scala. Questo è un fattore molto importante perché un altro indizio tipico del teal-orange da post è proprio l’assenza di neri e la presenza di ombre cariche dal punto di vista cromatico.

La pellicola, per sua natura, crea immagini progressivamente meno sature verso gli estremi della gamma, quindi l’estetica cinematografica alla quale la pellicola ci ha abituato è fatta d’immagini che in prossimità delle luci più intense e delle ombre più chiuse tendono alla neutralità cromatica. Più si vanno a colorare ombre e alte luci, più ci si allontana da questo tipo di estetica e più le immagini risultano innaturali, dato che anche nella nostra quotidianità siamo abituati a vedere ridotta la nostra capacità di percepire i colori quando la luce ambientale si fa particolarmente debole o particolarmente intensa.

Un Oompa Loompa in un acquario

Ultima nota. Qualsiasi tecnica di manipolazione dell’immagine si scelga di applicare è importante dare priorità al tono degli incarnati perché è al riconoscimento di quelli che il nostro occhio è più educato e sensibile. Difficilmente uno spettatore potrà percepire se il colore di un tavolo illuminato da una certa luce sia rappresentato nelle immagini in maniera realistica, ma chiunque può stabilire se un incarnato appaia naturale o meno in relazione all’ambiente nel quale si trova.