Monitor, postazione e impostazioni per la color grading

La color suite

La luce ambiente influisce sulla percezione dei colori, della luminosità e del contrasto prodotti dal monitor, quindi un’illuminazione incostante porterebbe il colorist a modificare senza sosta le immagini che ha di fronte. Il primo requisito di una color suite è un’illuminazione costante sia in termini cromatici che di intensità. L’influenza della luce esterna deve necessariamente essere esclusa.

L’ambiente di lavoro ideale ha luci neutre da 6500 °K con CRI 90 o superiore ed è privo di colori accesi. C’è persino chi utilizza per i muri pitture professionali di tonalità grigio medio e ammobilia la stanza di lavoro secondo questo principio. In ogni caso la luminosità ambientale dovrebbe essere appena sufficiente per vedere senza sforzo la console e/o la tastiera del computer.

Durante il lavoro di color grading si consiglia di tenere accese solo una o due luci. La prima e più importante è la bias light, anche detta backlight, che viene posizionata dietro al monitor a illuminare leggermente il muro di fronte al colorist. Lo scopo di questa luce è diminuire l’affaticamento degli occhi e favorire la percezione del contrasto.

Esistono strisce e tubi LED progettati appositamente per svolgere la funzione di bias light, sono illuminatori dimmerabili con CRI tra il 95 e il 98% che si alimentano tramite USB e si possono applicare direttamente sul retro del monitor in quanto dotati di una striscia adesiva. Le bias light più diffuse a livello professionale sono quelle prodotte dalla statunitense MediaLight, che spedisce in tutto il mondo.

La seconda luce della color suite è una diffusa ambientale che non si rifletta sui monitor; questa viene spesso posizionata lungo tutto il perimetro del soffitto e si rende necessaria quando la console e/o la tastiera del computer non risultano ben visibili.

Affinché l’illuminazione complessiva della color suite risulti sufficientemente omogenea dal punto di vista cromatico è importante che bias light e ambientale siano quanto più possibile sovrapponibili dal punto di vista spettrale.

Tutte queste indicazioni valgono principalmente per le produzioni cinematografiche, pensate per un ambiente abbastanza standardizzato com’è il cinema. Se il video al quale si sta lavorando sarà visualizzato su supporti di diverso tipo e in ambienti imprevedibili, è ovvio che le attenzioni di cui sopra perdono gran parte della loro utilità.

Va inoltre considerato che se si lavora per il cinema e si vuole ottenere una visualizzazione davvero affidabile è indispensabile portare a termine la color di fronte a uno schermo cinematografico, perché un’immagine proiettata risulterà sempre molto diversa da un’immagine retroilluminata come quella prodotta da un monitor. A questo scopo esistono delle sale a noleggio, in sostanza dei piccoli cinema, nelle quali è allestita una postazione per i colorist che vogliono rifinire il proprio lavoro visualizzandolo in proiezione sul grande schermo.

Ci sono monitor in grado di riprodurre lo spazio colore XYZ del cinema digitale, ma non risultano del tutto risolutivi per il processo di color in quanto, come detto, la retroproiezione è molto diversa dalla proiezione. Possedere un monitor in grado di lavorare nel gamut XYZ, però, permette di visualizzare il file DCP nel suo spazio colore e di verificare che sia stato creato correttamente.

Le impostazioni di base del reference monitor

Queste sono le impostazioni ideali di un generico monitor di riferimento:

  • Gamut: Rec709 (BT709)
  • Gamma: 2.4 (BT1886)
  • Punto di bianco: D65 (6500 °K)
  • Livello del nero: minimo
  • Luminosità: 80-120 candele (si tende a stare più bassi per il cinema, più alti per TV e streaming)

Ovviamente è fondamentale che il programma di color condivida col monitor le impostazioni relative a spazio colore e gamma, che la scheda video sia in grado di portare al monitor un segnale affidabile e che l’ambiente di lavoro abbia una luce costante, adeguata alla luminosità scelta per il monitor di riferimento.

In genere i colorist lavorano in Rec709 Gamma 2.4 perché sono queste le specifiche più richieste per la distribuzione di contenuti video. È chiaro che se il delivery deve essere effettuato in HDR o in un qualsiasi altro formato, le impostazioni del monitor devono essere modificate di conseguenza.

Le impostazioni per lo streaming

Per lo streaming online più generico, come YouTube e Vimeo, le impostazioni consigliate sono in genere queste:

  • Gamut: Rec709
  • Gamma: 2.2
  • Punto di bianco: D65
  • Livello del nero: minimo
  • Luminosità: 120 candele

Un’indicazione di luminosità in questo caso è estremamente difficile, perché qualcuno visualizzerà il video in cucina, in pieno giorno, su un portatile, qualcun altro su un cellulare, a letto, al buio completo… Le 120 candele, in genere, offrono una soluzione accettabile nella maggior parte dei casi in quanto ormai la luminosità dei vari display è facilmente regolabile dall’utente.

Talvolta aziché il Rec709 viene consigliato l’sRGB, che in sostanza è il Rec709 con gamma standard 2.2 anziché 2.4. Di conseguenza, impostata la gamma 2.2, che si selezioni l’sRGB o il Rec709 si ottiene la stessa immagine.

La scelta del monitor di riferimento

I requisiti fondamentali di un monitor per la color SDR sono questi:

  • Gamut: 100% dello spazio Rec709
  • Profondità colore: 10 bit (talvolta pubblicizzati come “10 bit reali”)
  • Contrasto statico: ≥ 1500:1
  • Possibilità di calibrazione hardware
  • Delta E < 2
  • Livello del nero: ≤ 0.05 nits

Come prima accennato, una volta che si disponga di un supporto di visualizzazione affidabile per il Rec709 si è in grado di coprire le esigenze della maggior parte delle distribuzioni video. Qualora ci si trovasse a dover lavorare in HDR o comunque in spazi colore più ampi del Rec709, come ad esempio il Rec2020, è chiaro che un monitor dalle specifiche superiori diventa necessario. Ci occuperemo di questo in seguito, in un articolo specifico.

Va tenuto presente che grazie alle odierne possibilità di Color Management esiste oggi un’alternativa all’acquisto di un nuovo monitor per coloro che solo di rado hanno esigenza di spostarsi dal Rec709 Gamma 2.4. Questa opzione consiste nel lavorare nel gamut coperto dal proprio schermo, esportare nel gamut di destinazione, reimportare il file così creato, convertirlo in Rec709 e verificare a quel punto che tutto sia a posto. Questo tipo di controllo non è certo affidabile come quello su un monitor adeguato, tuttavia è solitamente in grado di rilevare problemi significativi e risulta accettabile quando le esigenze non sono particolarmente alte.

Caratteristiche fisiche

Dimensioni e risoluzione ideali dipendono dall’ambiente di lavoro. Per una classica situazione “da scrivania”, una postazione in cui ci si trovi a circa un metro dallo schermo, i 24” FullHD sono il miglior compromesso qualità/prezzo.

Con un monitor dotato di questi parametri non è necessario spostare molto l’attenzione per analizzare le immagini a tutto schermo in ogni loro parte e i pixel iniziano a essere visibili a un utente con vista 10/10 solo se osservati da una distanza inferiore ai 95cm.

Dal momento che il costo dei monitor sale con le dimensioni e la risoluzione, optando per uno strumento con specifiche contenute in entrambi i sensi è più facile trovare un’opzione di qualità a una cifra abbordabile.

Profondità colore

Un monitor 10 bit è chiaramente indispensabile per riprodurre tutti i colori presenti in un file video 10 bit.

Molti monitor 10 bit sono in realtà degli 8 bit + FRC. L’FRC è un processo di interpolazione che porta i 16 milioni di colori degli 8 bit al miliardo dei 10 bit. E però un processo software, che si basa su un rapidissimo cambio colore dei singoli pixel, quindi non molto fedele.

E’ chiaro che la scheda video che trasmette il segnale al monitor dev’essere in grado di trasmettere un segnale 10 bit, altrimenti è impossibile sfruttare la profondità colore offerta dal pannello.

Calibrazione

La calibrazione hardware è preferibile a quella software perché solitamente più precisa. Inoltre è norma che i monitor calibrabili via hardware montino pannelli di qualità superiore.

In ogni caso il processo di calibrazione viene realizzato mostrando una serie di patch monocromatiche a una sonda poggiata sullo schermo. La sonda conosce il colore effettivo di tali patch e analizzando come il monitor le riproduce comunica al monitor stesso o al software di gestione colore utilizzato il tipo di correzione da effettuare.

La calibrazione non porta alla riproduzione perfetta dei colori, ma riduce i margini di errore in maniera significativa ed è in grado di comunicare all’utente di quanto il monitor stia deviando in relazione ad ognuna delle patch. Il margine di errore viene normalmente espresso come valore Delta e un valore inferiore a 2 è considerato accettabile. Approfondirò questo argomento nella sezione Fedeltà cromatica.

Purtroppo la calibrazione è un processo da ripetere periodicamente, in genere almeno una volta al mese, perché nessun monitor è in grado di mantenere costanti nel tempo le proprie prestazioni.

Molti monitor di fascia alta includono nella propria cornice una sonda per la calibrazione. Nella mia esperienza le sonde incorporate sono meno utili di quelle esterne perché il loro posizionamento le costringe ad analizzare lo schermo nella zona più periferica, dove è normale che i pannelli abbiano una resa diversa rispetto alla più vasta e importante zona centrale. In ogni caso le differenze che ho notato tra i risultati offerti dalla sonda interna rispetto a quelli della sonda esterna si sono sempre rivelate piuttosto contenute; visibili ma non eccessive.

Contrasto

Il rapporto di contrasto statico indica la gamma dinamica del monitor, la sua capacità di rappresentare contemporaneamente diversi livelli di luminosità. Un monitor con un rapporto di contrasto troppo basso non sarà in grado di riprodurre in maniera fedele immagini dotate di un’ampia gamma dinamica. Un contrasto di 1:1200 è sufficiente per i file SDR. Un contrasto di 1:2000 è ottimo, ma sempre per file SDR. Il più comune 1:1000 si rivela spesso insufficiente, soprattutto sui pannelli più economici.

Il livello del nero indica in nits (candele al metro quadro) il valore minimo di luminosità che un pannello riesce a raggiungere nella riproduzione dei neri. Quando questo valore è troppo alto i neri appaiono slavati ed è facile perdere leggibilità nelle zone meno luminose delle immagini. Un valore di 0.1 nits, quando si lavora con luminosità attorno alle 100 candele, è già al limite dell’accettabile.

Fedeltà cromatica

Il numero Delta E, ossia l’errore Delta, indica la fedeltà cromatica di un monitor. Come detto un qualsiasi valore inferiore a 2 è accettabile, ma è decisamente auspicabile che un monitor riesca a riprodurre ogni colore con un Delta E inferiore a 1.

Va tenuto presente che il numero Delta E indicato nelle specifiche di un monitor è una media di tutti i valori Delta E prodotti dal pannello durante la calibrazione in fabbrica. Di conseguenza un pannello può ottenere una valutazione Delta E media inferiore a 2 anche producendo un Delta E superiore a 2 su numerosi colori.

Va poi verificata l’uniformità di resa: i monitor più economici accusano spesso evidenti differenze cromatiche e d’illuminazione tra centro e zone periferiche, un difetto che nel tempo è destinato solo ad amplificarsi.

Questa divergenza di resa tra le varie aree di un pannello va chiaramente a influire sulla sua capacità di riprodurre in maniera fedele un’immagine, nonché sulla rilevanza del valore Delta E dichiarato nelle specifiche, dal momento che con tutta probabilità questo valore sarà stato rilevato in fabbrica analizzando unicamente l’area centrale del pannello.

Nota finale

A questo punto credo risulti chiaro come un monitor che rispetti le specifiche richieste non sia necessariamente un buon monitor per la color. Il fatto che un pannello copra un ampio Gamut, ad esempio, non garantisce che riproduca i colori in maniera fedele né che offra una resa omogenea tra centro e bordi. È per questo motivo, oltre che per il blasone della marca, per la qualità dell’assistenza e del software di gestione, nonché per i materiali della scocca, che si possono trovare le stesse specifiche su monitor dal prezzo estremamente diverso.