Come pulire e conservare gli obiettivi

Le continue pulizie sono la causa principale di graffi e infiltrazioni di polvere all’interno degli obiettivi. Il metodo migliore per mantenere gli obiettivi in buone condizioni è pulirli il meno possibile.

Rimuovere le impurità da una lente o da un barilotto è un’operazione delicata. Esclusi gli interventi al volo effettuati sul set, che dovrebbero limitarsi al soffiare sulla lente frontale con una pompetta, le pulizie andrebbero eseguite con calma, in un luogo adatto e con tutti gli strumenti necessari.

Ciò detto, capita che un obiettivo si sporchi, che qualcuno lasci una ditata su una lente o che una grande quantità di polvere investa il barilotto e rischi di penetrare all’interno; in questi casi è bene intervenire. Vediamo come farlo.

PULIRE LE LENTI ESTERNE

Prima di tutto soffiare dell’aria, dalla periferia della lente verso il suo centro, utilizzando una pompetta. Mai e poi mai e poi mai (e poi mai) passare un panno su una lente come prima cosa. Se sul vetro si fossero depositati materiali duri, come dei granelli di sabbia, passandoci sopra un panno li si sfregherebbero contro il prezioso elemento, che quasi sicuramente ne uscirebbe graffiato.

Esistono pompette di varie dimensioni, con e senza filtro. Le pompette più grosse sono indubbiamente più efficienti e quelle con filtro evitano che insieme all’aria lo strumento risucchi anche della polvere, che poi finirebbe per essere soffiata sulle lenti da pulire. Alcune pompette hanno beccucci estremamente piccoli, così da poter soffiare a pressione elevata senza dover disporre di un’ampia camera d’aria. Prima di utilizzare questo genere di strumenti è bene assicurarsi che il beccuccio sia ben saldo, altrimenti la pressione potrebbe farlo saltare, proiettandolo contro l’obiettivo che si sta pulendo. Per evitare simili incidenti potrebbe essere una buona idea evitare le pompette ultra economiche in favore di quelle professionali, dal prezzo anche 10 o 20 volte più alto.

E’ altamente sconsigliabile soffiare sulle lenti con la bocca, in quanto l’aria emessa in questo modo è eccessivamente umida, rischia di appiccicare la polvere sul vetro anziché rimuoverla e di far penetrare umidità all’interno del barilotto.

In seconda istanza si può utilizzare un pennellino antistatico con estrema leggerezza e sempre dalla periferia della lente verso il centro. Questa pratica riesce spesso a rimuovere le eventuali particelle di sporco resilienti alla soffiatura, ma in genere queste particelle resistono allo spostamento d’aria perché umide e appiccicose, quindi il pennello, nel rimuoverle, lascia spesso delle tracce sul vetro; si può quindi rendere necessario il terzo tipo di pulizia.

Rimossi dalla superficie del vetro i materiali che potrebbero graffiarlo, si può intervenire una o più volte con un panno in microfibra per eliminare tracce di grasso e macchie di vario genere. Agendo a secco si rischia di non fare altro che spostare lo sporco da una parte all’altra del vetro, per questo motivo è consigliabile umidificare il panno – mai la lente – con un liquido ottico, così da aumentarne la capacità sgrassante. Anche in questo caso si opera con leggerezza e ci si muove dalla periferia del vetro verso il suo centro, per evitare di spingere sporco e umidità all’interno del barilotto.

I liquidi per la pulizia delle lenti sono spesso commercializzati col nome di lens cleaner. E’ importante che questi prodotti non solo svolgano la loro funzione pulente ma anche che non lascino residui sui vetri e che non intacchino i trattamenti antiriflesso. Esistono liquidi sia ottimi che pessimi sia tra i più economici che tra i più rinomati; in base alla mia esperienza non ne esistono di pericolosi per l’integrità degli obiettivi ma solo di poco efficaci dal punto di vista della detergenza.

Una volta passato il panno umidificato, se i prodotti utilizzati sono di qualità, in genere la pulizia è completa. La polvere è rimossa, le macchie sono scomparse e l’umidità deposta dal liquido sulla lente evapora senza lasciare tracce. Se i prodotti non sono dei migliori può essere necessario ripassare il vetro con un panno asciutto per rimuovere i residui del liquido e poi soffiare con la pompetta per rimuovere i residui del panno. Anche per quanto riguarda i panni la qualità è fondamentale. Molti tessuti economici perdono peli e/o non trattengono la polvere.

La pratica diffusa tra i fotografi di tenere un panno in microfibra in giro per la borsa delle ottiche, da usare e riusare a oltranza, trasforma questi strumenti di pulizia in ricettacoli di sporco. I panni andrebbero custoditi con cura, al riparo dalla polvere e da ogni genere di sporcizia; andrebbero lavati dopo ogni utilizzo e buttati appena cominciano a perdere fibre.

PULIRE IL BARILOTTO

È raro, ma può accadere che anche sul barilotto si depositi un eccesso di polvere o finiscano tracce di grasso. Nel primo caso è importante non soffiare, ma rimuovere la polvere con un pennello antistatico, per evitare che qualcosa s’infiltri all’interno dell’obiettivo. A questo scopo la pulizia deve essere eseguita con lentezza e precisione. Qualora delle tracce di polvere restassero attaccate al barilotto, si può intervenire con un panno in microfibra, alla bisogna frizionando anche con vigore. Lo stesso vale per le tracce di sporco, che possono essere rimosse utilizzando in congiunzione panno e liquidi per la pulizia che non lascino residui.

LO STOCCAGGIO

È raccomandato conservare gli obiettivi in posizione verticale in quanto nei barilotti le vie di fuga dei lubrificanti sono generalmente ottimizzate per questo orientamento.

È inoltre consigliabile tenere sempre delle bustine di silice colloidale nella valigia delle ottiche. Questa sostanza, comunemente chiamata gel di silice, ha ottime proprietà disidratanti e assorbenti, quindi aiuta a mantenere gli obiettivi in un ambiente a bassa umidità, dove il rischio che sulle lenti si formino aloni, muffe o funghi viene fortemente limitato. Le bustine essiccanti più indicate sono quelle trasparenti o traslucide, nelle quali la silice cambia colore quando satura, indicando all’utente che è necessario rigenerarla, ossia liberarla dall’umidità assorbita, facendo evaporare l’acqua tramite riscaldamento.