Illuminazione a punti e a livelli

La progettazione del disegno luci di una scena viene abitualmente affrontata ragionando in termini di punti luce e/o di livelli di profondità.

L’illuminazione a punti prende come riferimento gli attori. Si stabilisce quale debba essere la key light, se siano necessarie una fill light o una background light e se sia utile introdurre un kicker.

L’illuminazione a livelli ha come riferimento lo spazio, parte dall’analisi dei piani presenti nell’inquadratura e con luci di diversa intensità e/o colore ne esalta la separazione, allo scopo di rendere il quadro dinamico e tridimensionale.

È quando le due metodologie di lavoro si integrano l’un l’altra che in genere si ottengono i risultati migliori.

Illuminazione a livelli

In questa scena l’illuminazione a livelli ha permesso di separare tra loro la parete sullo sfondo, il caminetto, il muro di sinistra e l’armadietto a destra, che erano tutti dello stesso colore e che in una concezione di illuminazione a punti sarebbero rientrati nella definizione complessiva di “sfondo”, rendendo l’immagine molto meno dinamica e meno tridimensionale. Sulla parte del tavolo più vicina alla camera è stato creato un hot spot per evidenziare l’estensione del mobile nel senso della lunghezza e sottolineare la presenza di un ulteriore piano davanti a quello dell’attrice, illuminata da una keylight in posizione Rembrandt e da una backlight che la stacca dallo sfondo esaltando la separazione tra i piani. L’alternanza di colori caldi e freddi, infine, crea un contrasto cromatico che aumenta il dinamismo della scena. Tutto questo, ovviamente, è stato pensato al servizio della storia: un quadro dominato dalla staticità, in questo caso, non sarebbe stato in linea con la narrazione né con lo stato d’animo del personaggio, che ha appena scoperto un tradimento.